giovedì 24 aprile 2008

L'orfanotrofio di Sœur Sophie

Tornati a Betlemme, le nostre richieste di extra-shopping vengono esaudite. Akmad ci accompagna in un negozio gestito da amici cristiani, il Good Shepherd's Store, che espone un vasto assortimento di merci, che variano tra il sacro e il profano (fanghi, cosmetica, etc...). I prezzi sono buoni e facciamo qualche affare sia dentro che fuori in cortile, dove ci inseguono i soliti venditori ambulanti. Due di questi si mettono anche a litigare (pure Dirce ne paga le spese), perchè uno dei due promette della mercanzia ad un prezzo troppo ribassato. Qui non si contratta sul prezzo del singolo pezzo, ma sulla quantita' di articoli che si puo' portare via per una certa somma: 10 euro, ad esempio, si possono comprare dalle 5 collane alle 7 o anche 8 collane. Naturalmente, tutto a quanto si e' abili nel trattare.

Una volta rientrati in Hotel, Sœur Sophie (la suora responsabile della casa in cui alloggiamo) ci fa una grande sorpresa: ci viene consentito di visitare l'orfanotrofio "La Creche", attiguo all'albergo (la struttura si trova vicino alla Eglise de l'Hòpital Francais de a Sainte Famille). La seguiamo fino all'uscio dove un piccolo mare di occhietti curiosi ci spiano in bell'ordine. Appena entrati, la suora inizia a spegarci come funziona l'orfanotrofio: accoglie bambini da 0 a 6 anni, abbandonati o in situazioni di forte disagio (violenze). Dopo i sei anni i bambini vengono affidati a strutture statali perchè possano studiare. Per ogni bambino che incontriamo, la suora ha una parola affettuosa e una carezza. Di ciascuno musetto, la suora racconta una storia terribile o triste, con la forza d'animo di chi ne ha viste tante e altrettante volte ne e' uscito fuori. Ci sono due bambini, fratello e sorellina, che sono arrivati perchè lasciati a vagare in mezzo alla strada dai genitori, erano stati picchiati e la bambina aveva subito violenza. Il maschietto ha più di sei anni, ma non vuole andare via per non lasciare la sorellina. Dovrà comunque passare alla nuova struttura statale entro settembre. I bambini, via via che passano i minuti, prendono confidenza e i più disinvolti si mettono a spingere Manu in giro per il corridoio. A turno, uno spinge e un altro si fa prendere in braccio. Si rompono gli indugi. Un gruppo di nanetti scalmanati rapisce Massimo, che ha il suo bel da fare per tenere testa ad un gioco da cortile. Nonno Luca racconta favole in bergamasco, mentre Silvia fa volteggiare una pupetta. In un attimo, ciascuno di noi ha un bambino in braccio o quantomeno e' impegnato a giocare con macchinine, palle e fotografie. Mi carico un bambinetto sulle spalle e me lo porto in giro a destra e manca, con grande invidia degli appiedati che mi seguono passo passo, invocando il loro turno (una faticaccia esagerata!). Il cavalluccio piace: ad un certo punto, Con Beppe, Massimo e altri formiamo un trenino che scatena grande ilarita' tra i nostri piccoli amici.

Manuela, Nicoletta, Marina e Biste, nel frattempo, seguono Sœur Sophie nel reparto dei bambini più piccoli. A turno, prendono fra le braccia una ranina tutta rossa di capelli, di tre settimane appena, con una storia raccapricciante alla spalle: la madre, violentata dal suocero, è stata ripudiata dal marito e lei è la creaturina che ne è nata. Dorme tutto il tempo, non fa un verso. Ed è così piccola... In un angolo, un bambino di tre giorni, con una selva di capelli nerissimi ed una gran voce, invoca due coccole e, credo, la pappa. Ha un grave difetto cardiaco, ci racconta Sœur Sophie, e difficilmente si riuscirà a farlo operare. Un altro bambino cerca di sollevarsi in una culla: ha lo sguardo un po' spento. E' uno di quei bambini che nascono da rapporti tra parenti stretti (da queste parti, abbastanza comuni) ed e' nato con un ritardo mentale. Ha uno splendido sorriso. Chiunque passi accanto alla culla successiva, rimane invece rimane stregato dagli occhioni grandi di una bambina di poco più grande, che studia con attenzione chiunque le si avvicini.

Tra i tanti bambini con cui faccio conoscenza, ce n'e' una che mi ha presa e non vuole lasciarmi piu'. Si tra una bambina paralitica, perchè rimasta troppo a lungo all'adiaccio, nella notte in cui venne abbandonata. Purtroppo, si e' fatto tardi e dobbiamo salutarli, per cui decido di regalarle la mia croce, quella che avevo al collo dal battersimo sul Giordano. E' una bella bambina, guarda la croce e la mostra alle sue amiche. Io mi allontano, assieme al resto del gruppo. Nello stesso edificio che abbiamo appena visitato, di fianco all'ingresso dell'orfanotrofio, troviamo il negozio di souvenir gestito dalle suore francesi. Siamo appena stati a far compere, ma non c'è nessuno che si tiri indietro: lo shopping e' sacro, soprattutto quando fare regali puo' essere di aiuto agli angioletti di Sœur Sophie.

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